giovedì 13 marzo 2014

Le prime pagine di "Rispettabili lavori - Buongiorno Roma, vol I"

Vengono a Roma in aereo, nave, treno, pullman, autostop. Vengono a piedi. Vengono in cerca di successo, speranza, Dio. Vengono a Roma per l'arte, la Roma antica, i musei, le mostre, la storia. Vengono a Roma perché è la Città Eterna.
Vengono in cerca di lavoro. Vengono per studiare e poi per trovar lavoro. Vengono. «E per fortuna che vengono» dice il vecchio soldato romano di fronte al Colosseo. «Ahò, e daje, ragiona: se non venissero, chi ce li avrebbe i sordi pe' manna' avanti 'a capitale?»
Lui è uno che ha capito, uno dei pochi di quell'età che ha capito: senza questa gente che circola, che fa girare soldi, qui non avremmo niente. Niente di niente. Mura che si sgretolano.
Vengono a Roma per il potere.
Vengono a Roma per sentirsi artisti.
Vengono a Roma per giocare o per spacciare. Ma alla fine bisogna ammetterlo, l'importante è che vengano. Tutti.


«Buongiorno, buongiorno!»
I turisti non si lasciano impressionare, è solo un tizio vestito da romano di fronte al Colosseo.
«'Na foto? Photo
Una signora americana in shorts nonostante l'inverno, si sofferma. Il romano le guarda le mastodontiche cosce e sgrana gli occhi cercando di non mostrare tutto il disappunto che prova. «Signo', se faccia 'na foto cor mejo gladiatore de Roma.»
«Gladiator?» si rivolge al marito. «Isn't he a centurion?»
«Gladiatore, centurione, is the saiimme. C'ho un cuore da gladiatore, io» dice battendosi il petto. «Conosce Francesco Totti?»
«Totti
«Lassa perde. Venga qua, venga qua» dice alla signora appoggiandole una braccio intorno alle spalle. «Se faccia 'na photo cor mejo glad-centurione de Roma!»
Mado' che cosce, pensa l'uomo, 'sta foto verrà male.
«Si prepari, eh. Faccia ciiiiiis
Zap, zap. Un paio di foto ed è fatta, soprattuto perché il marito della signora è stufo di ripetere la stessa azione in ogni momento per tutta la vacanza.
«Thank you, grazie.» La coppia si allontana.
«Ahó, do' annate?» La coppia si volta. «Uno, du' spicci» fa l'uomo facendo segno con l'indice e poi la V con indice e medio.
«Sorry?»
«One, tu euro. Please
Il marito della donna scuote la testa. Tira fuori un paio di spiccioli dal taschino piccolo dei jeans e glieli dà.
L'uomo fa un inchino. «Grazie, grazie.»


Il buongiorno in periferia, tra i palazzoni, è grigio. Nulla a che fare con la Grande bellezza. I prati ci sono, ma son nascosti.
Quando il professor Ricciardi dell'università Cattolica ha condotto uno studio che diceva “Roma è seconda solo a Oslo per quantità di spazio verde a disposizione dei cittadini, ben 131,7 metri quadri per abitante […] La Capitale norvegese ha solo mezzo milione di abitanti, quindi si può affermare che la nostra è la più verde al mondo", nessuno ci ha creduto.
Poi qualcuno si è scollato dalla tv o dallo smarthphone, ha alzato gli occhi durante una passeggiata e ha pensato: Forse sì, forse ha ragione.
Clarissa queste cose non le sa. Per lei che viene da fuori, dall'Abruzzo, Roma è solo frenetica. Non fa in tempo a seguire una lezione, che quella successiva inizia. Classe dopo classe, da una parte all'altra della cittadella universitaria, e spesso anche oltre. La Sapienza è forse il posto più disorganizzato sulla terra, sarà perché ha più di 700 anni.
Tra i grigi palazzi, davanti a una serranda alzata a tre quarti, una decina di ragazzi attendono. Tra uno sbadiglio e una stiracchiata, vengono chiamati all'interno uno alla volta. Qualche nome e poi è il turno di Clarissa.
«Ciao!» le dice una ragazza abbronzata in inverno come fosse estate. «Tu sei la sostituta di Claudia, ve'?»
[Continua in eBook, in tutti i maggiori store, a partire dalle ore 16:00 di sabato 15 marzo 2014]

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